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domenica 11 marzo 2012

ROMA: Quando Dalí sognava Anna Magnani

Quando Dalí sognava Anna Magnani
In mostra il lato italiano del surrealista

A Roma, Complesso del Vittoriano, una rassegna racconta l'universo dell'artista spagnolo. Tra ossessioni, sogni e immagini-feticcio, si scopre anche il rapporto con il nostro Paese, da Luchino Visconti, ai mostri di Bomarzo a Fellini



ROMA  -  Figura dalla smisurata complessità creativa, sempre in bilico sul baratro dell'eccentricità, Salvador Dalí è artista difficile da restituire con una mostra, dove il rischio di cadere nel divertissement del kitsch e nella superficialità interpretativa delle sue immagini-feticcio, oltre alle tante opere di tono minore che sovente girano per gli eventi espositivi, è in agguato. Ora ci prova
il Complesso del Vittoriano che dal 6 marzo al 1° luglio propone "Dalí. 
Quando Dalí sognava Anna Magnani In mostra il lato italiano del surrealista




Un artista, un genio", rassegna che tenta di raccontare la monumentale personalità dell'artista spagnolo con una retrospettiva bulimica di quadri, disegni, documenti vari, tante fotografie e memorabilia di filmati, lettere e oggetti di design, insomma un caravanserraglio che echeggia sogni e ossessioni, paranoie e bizzarrie, provando a indagare il capitolo inedito dei rapporti con l'Italia. 


Sotto la cura di Montse Aguer, direttrice del Centro per gli studi daliniani alla Fundació Gala-Salvador Dalí, e Lea Mattarella, la mostra raccoglie i contributi di varie istituzioni culturali, tra cui anche il Walt Disney Animation Studios di Burbank. Che Dalì avesse fatto di se stesso un'opera d'arte, lo dimostra subito il percorso, montando una sezione introduttiva sul portentoso surrealista di Figueras (1904-89) con gli scatti-ritratto del russo-americano Philippe Halsman che ne immortalano con arguta ironia le pose teatrali, i vezzi estetici, i travestimenti, gli sguardi spiritati e carismatici. Cresciuto alla Scuola di Belle Arti di Madrid, sotto la luce di Bunuel e Garcia Lorca, e maturato a Parigi, nel 1928, in compagnia di Breton, Mirò, Picasso, Dalí divenne il guru di una personalissima chiave pittorica basata sul "metodo paranoico-critico", dove l'influenza della psicanalisi freudiana si traduce in immagini ossessive di forte carica illusionistica che vagheggiano deliri di castrazione, voyeurismo, coprofilia, impotenza, sul filo rosso della presenza femminile di Gala, moglie (dal '29), modella e musa. 

E la mostra cavalca questo gioco della teatralizzazione proponendo installazioni sonore con la vera voce di Dalí. Futilità a parte, il percorso apre con i riferimenti all'antico, da Raffaello, con cui si inizia (il quadro più antico di questa rassegna è proprio il giovanile "Autoritratto con il
collo di Raffaello" del 1921) a Michelangelo con cui idealmente si chiude, con le immagini ispirate alla Pietà vaticana e al Giorno e la Notte delle Cappelle Medicee a Firenze. E c'è anche il curioso foglio autografo, dove l'artista dà le votazioni allo stile, colore, invenzione, disegno dei grandi artisti del passato e inserisce anche il suo nome tra questi. Si passa, poi, ad una manciata di grandi
quadri che evocano la sua ricerca, dalla giovanile foga per Cézanne e le sue Bagnanti, alla fase realista con "Ritratto di ragazza" del 1925, alla sperimentazione del surrealismo tra il primo e il secondo viaggio a Parigi dove scopre De Chirico e Picasso, la metafisica e il cubismo. 




E si entra nel suo universo parallelo, dal 1931, fatto di paesaggi misteriosi desertici, infestati di orologi molli che non segnano un tempo reale, apparizioni di figure figlie più di un capriccio onirico che della realtà, di rocce metamorfizzate, di frammenti di corpi come fossili preistorici su cui compaiono concrezioni materiche di ogni tipo. E si chiude con l'indagine ravvicinata sulla sua relazione con l'Italia, rievocando a suon di documenti e fotografie, i suoi viaggi tra Roma, Venezia e Bomarzo (sarà un grande appassionato del Giadino dei Mostri), le suggestioni per l'estetica di Valori Plastici, le amicizie e le collaborazioni con registi, attori, industriali. 

Tanti i nomi illustri. Da Luchino Visconti per una messa in scena di Rosalinda o come vi piace di Shakespeare al Teatro Eliseo nel 1948 (tra fotografie d'epoca, un album che apparteneva a Visconti, documenti vari, lettere e un paio di costumi originali). Fu designer per Alessi e Rosso Antico, scenografo per i balletti alla Fenice di Venezia. E con Anna Magnani sognava di realizzare un film intitolato "La carrettila de carne", "la vera storia di una donna paranoica innamorata di una carriola". A Federico Fellini Gala propose di fare un film su Dalí.  E le performance, come quando, in occasione dell'esposizione a Palazzo Rospigliosi, muore simbolicamente per poi rinascere in un cubo metafisico. Epilogo, la Vespa della Piaggio su cui Dalí è intervenuto nel 1962.

Notizie utili
 - "Dalí. Un artista, un genio", dal 6 marzo al 1° luglio 2012, il Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere, Roma
Orari: lunedì al giovedì 9.30  -  19.30, venerdì e sabato 9.30  -  23.30, domenica 9.30  -  20.30
Ingresso: € 12,50 intero; € 9,00 ridotto
Informazioni: tel. 06/6780664

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